IL BRUXISMO PUÒ SCOMPARIRE ?

Trattamento del bruxismo a Ginevra

Il bruxismo, definito come l’attività parafunzionale dei muscoli masticatori, si manifesta principalmente con il serramento o il digrignamento involontario dei denti. Può comparire durante il giorno o di notte e colpire pazienti di tutte le età. A lungo considerato un semplice tic o una conseguenza dello stress, è oggi riconosciuto come un disturbo complesso e multifattoriale che coinvolge componenti neurologiche, psicologiche, occlusali e comportamentali.
In questo contesto, una domanda ricorre frequentemente in consulenza : il bruxismo può scomparire spontaneamente o essere guarito definitivamente ? La risposta, sebbene incoraggiante, merita una certa sfumatura. Il bruxismo può attenuarsi, regredire o persino scomparire in alcuni casi, ma ciò dipende in gran parte dalla sua origine, dalla sua cronicità e dalla qualità della presa in carico globale.

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Bruxismo transitorio e bruxismo cronico

Non tutti i pazienti bruxisti sviluppano una forma duratura della patologia. È quindi fondamentale distinguere il bruxismo transitorio, spesso legato a un fattore scatenante identificabile (stress acuto, sospensione di farmaci, disturbi del sonno), dal bruxismo cronico, radicato in una risposta neuromuscolare ripetuta e talvolta inconscia.
Il primo può effettivamente scomparire spontaneamente quando viene eliminato l’elemento scatenante. Ad esempio, un periodo di stress lavorativo intenso o un episodio di disturbo d’ansia può provocare una fase temporanea di bruxismo notturno. Se la causa viene identificata e trattata (riposo, psicoterapia, terapia farmacologica mirata), il digrignamento dei denti può cessare completamente, talvolta senza alcun intervento medico.
Al contrario, nel caso del bruxismo cronico — in particolare quando è presente da diversi anni o accompagnato da segni anatomici come l’usura dentale — la scomparsa spontanea è molto più rara. La patologia tende allora ad autoalimentarsi attraverso la ripetizione di contrazioni muscolari involontarie, anche in assenza di un fattore scatenante immediato.

Le forme di bruxismo che hanno più probabilità di regredire

Alcune forme di bruxismo sono più soggette a regredire rispetto ad altre. Il bruxismo secondario — cioè legato a una causa identificabile e reversibile — ha una buona prognosi. Può trattarsi, ad esempio :

  • Di un’assunzione farmacologica nota per indurre effetti motori (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, antidepressivi, neurolettici).
  • Di un episodio di apnea notturna mal controllato.
  • Di una sindrome da sospensione farmacologica (benzodiazepine, antidepressivi).

In questi casi, una volta trattata o corretta la causa alla base, gli episodi di bruxismo possono cessare — talvolta completamente. Allo stesso modo, nei bambini o negli adolescenti, il bruxismo può manifestarsi nel contesto dello sviluppo neurologico o dell’eruzione dentaria e scomparire spontaneamente in età adulta, senza conseguenze. Tuttavia, è sempre necessaria una sorveglianza clinica.

Trattamenti e reversibilità del bruxismo

Sebbene sia difficile eliminare definitivamente un bruxismo cronico senza trattarne la causa specifica, alcuni trattamenti possono ottenere una remissione duratura o persino la completa scomparsa dei sintomi in un numero significativo di pazienti.
Tra gli approcci più efficaci :

  • Le iniezioni di tossina botulinica (Botox) nei muscoli masseteri e temporali permettono di ridurre l’intensità delle contrazioni involontarie. Sebbene l’effetto sia temporaneo, questa iniezione favorisce una fase di riposo muscolare favorevole alla “disassuefazione funzionale”. In alcuni pazienti, dopo diverse sedute, il bruxismo non ricompare, anche dopo la sospensione del trattamento.
  • Le stecche occlusali notturne prevengono i danni dentali e possono, in alcuni casi, ridurre la frequenza del serramento. Riducendo i feedback propriocettivi dannosi, contribuiscono a una parziale disattivazione del riflesso bruxista.
  • Le terapie cognitivo-comportamentali (TCC) sono anch’esse promettenti, in particolare per il bruxismo da veglia. Aiutano il paziente a prendere maggiore consapevolezza delle proprie contrazioni mandibolari e a imparare a rilassare volontariamente i muscoli coinvolti.

Pertanto, sebbene non si possa garantire a tutti i pazienti la scomparsa del bruxismo, un approccio terapeutico coerente e personalizzato può favorire una riduzione significativa degli episodi o persino, in alcuni casi, un’eliminazione duratura dei sintomi.

Guarigione del bruxismo

Il termine “guarigione” deve essere usato con prudenza nel caso del bruxismo, poiché non esiste alcun criterio biologico né esame di riferimento che permetta di oggettivare la fine del disturbo. Tuttavia, la prolungata assenza di sintomi, dolori, usura dentale o contrazioni muscolari può essere interpretata come una remissione clinica.
In alcuni pazienti, in particolare in quelli che hanno ricevuto una presa in carico combinata (occlusale, psicologica e farmacologica), si osservano fasi di cessazione completa del bruxismo che possono durare diversi anni. Tuttavia, un ritorno del disturbo rimane possibile in caso di forte stress o di cambiamenti significativi nella vita. È quindi preferibile parlare di remissione prolungata o di bruxismo risolto piuttosto che di guarigione definitiva.

La prevenzione nell’evoluzione del bruxismo

Sebbene non si possa garantire la scomparsa del bruxismo in tutti i casi, la prevenzione svolge un ruolo essenziale nell’evoluzione del disturbo. Informare il paziente sui fattori aggravanti (stress cronico, eccesso di caffeina, uso di chewing-gum, posizioni mandibolari dannose) consente di ridurre l’intensità e la frequenza degli episodi.
L’educazione comportamentale è inoltre cruciale nel bruxismo diurno, in cui il paziente può imparare a riconoscere i propri automatismi muscolari involontari e a correggerli in modo consapevole. Questi approcci, sebbene lunghi, possono portare alla scomparsa duratura del bruxismo da veglia.

Probabilità di scomparsa in base al profilo del paziente 

È possibile valutare la probabilità di scomparsa del bruxismo in base al profilo del paziente. I medici esperti sanno identificare le forme di bruxismo che hanno maggiori possibilità di regredire. Ad esempio, un bruxismo recente, a insorgenza improvvisa, in un paziente giovane, senza precedenti di dolore articolare né usura dentale, presenta una prognosi di scomparsa migliore rispetto a un bruxismo cronico presente da diversi anni, con coinvolgimento muscolare o occlusale.
Allo stesso modo, la presenza di fattori reversibili aumenta la probabilità di risoluzione : stress lavorativo temporaneo, disturbo d’ansia in trattamento, scarsa igiene del sonno o effetto collaterale farmacologico noto. Al contrario, un bruxismo idiopatico, stabile e di lunga durata è più difficile da eliminare.

Il ruolo delle neuroscienze nella comprensione della scomparsa del bruxismo

Ricerche recenti in neuroscienze hanno dimostrato che il bruxismo, in particolare quello notturno, è associato a un’iperattivazione del sistema dopaminergico e a micro-risvegli durante il sonno. Questa attività neurologica anomala è spesso transitoria, ma può fissarsi nella memoria procedurale quando si ripete.
Alcune terapie, come la mindfulness, la lieve neuromodulazione o il miglioramento dei ritmi circadiani, permettono di riprogrammare parzialmente l’attività neuronale involontaria, riducendo o persino eliminando il bruxismo. Questi approcci suggeriscono che il cervello, grazie alla sua plasticità, può “disimparare” il riflesso bruxista quando l’ambiente neurobiologico viene modificato in modo duraturo.

Scomparsa del bruxismo e ricaduta 

Un paziente che smette di digrignare i denti può avere una ricaduta. La scomparsa del disturbo non garantisce l’assenza di recidiva, soprattutto se si ripresentano le condizioni che avevano inizialmente favorito il bruxismo. Per questo motivo, un follow-up regolare e la sensibilizzazione del paziente sono essenziali, anche in caso di remissione totale.
Le ricadute si verificano generalmente nelle fasi di stress acuto, di cambiamento del ritmo di vita o in presenza di disturbi del sonno non controllati. Da qui l’importanza di mantenere alcune misure di igiene di vita (stecca notturna, gestione dello stress, postura mandibolare di riposo) anche quando i sintomi sono scomparsi. Questa vigilanza consente di mantenere i risultati ottenuti ed evitare una ricaduta.

Bisogna trattare un bruxismo asintomatico che è cessato ?

In alcuni casi, il bruxismo scompare spontaneamente senza provocare dolore né fastidio funzionale. Tuttavia, possono persistere sequele anatomiche : usura dentale, contatti prematuri o ipertrofia dei masseteri. Anche in assenza di sintomi attivi, è opportuno effettuare una valutazione occlusale e muscolare completa per stimare il rischio di recidiva o di complicazioni a lungo termine.
In questi pazienti, un trattamento preventivo — come una stecca, un follow-up posturale o dei consigli comportamentali — può contribuire a evitare la ricomparsa del disturbo, anche quando non è più evidente. È quindi giustificato prendersi cura del terreno bruxista, anche quando il bruxismo sembra essere scomparso.

Foto del medico Valeria Romano a Ginevra

Articolo scritto dalla Dott.ssa Romano Valeria

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